La piana di Veglia, dominata a nord dalla vetta del Rebbio 3193m. e del Mottiscia 3155m.
Le ascensioni di queste montagne, lungo itinerari molto selvaggi, ma non difficili, permettono di rivivere le avventure dell’alpinismo esplorativo di fine Ottocento.

La vetta del Rebbio fu salita la prima volta dal versante svizzero da topografi che vi eressero un segnale riconoscendone l’importanza come punto trigonometrico.
E’ storia comune a molte montagne delle Alpi che presentavano facili versanti privi di difficoltà alpinistiche e di rilevante interesse panoramico.
Quindi fu la volta degli alpinisti che ne esplorarono le creste e le pareti: Coolidge nel 1889, nel 1893 la guida Vittorio Roggia, che gestiva l’albergo “Monte Leone” all’alpe Veglia, Eugenio Fasana nel 1921.
Aldo Bonacossa nel 1927 salì da solo la parete nord: all’inizio del secolo presentava una via di misto con poco ghiaccio e tanta roccia rotta e insicura.

Tornando ai pascoli della piana, essi venivano curati secondo principi di salvaguardia e ripristino dalle dure condizioni che la quota imprimeva.
Gli abitati rurali si trovano a corona ai margini dei prati per risparmiare spazio produttivo e sono protetti dal corso delle valanghe dai boschi di larice.
Peculiarità forestale della piana è la pressochè unica presenza del larice e di qualche ontano verde in riva ai ruscelli.

I prati sono ancora così belli e verdeggianti grazie all’immane e costante lavoro di spietramento che gli alpigiani di un tempo hanno condotto per secoli, anno dopo anno, per garantire al bestiame foraggio e per poter praticare meglio la fienagione.

Frutto di questo lavoro sono anche i lunghi muretti di pietre che indicavano il confine tra una proprietà e l’altra (in alcuni casi validi ancora oggi).

L’alpe Veglia è stato riconosciuto parco naturale della Regione Piemonte nel 1978 e rappresenta, in una zona che si estende dai 1700 ai 3500m. del monte Leone, una delle maggiori aree d’interesse ambientale di tutto l’arco alpino, sia per le evidenze antropologiche che per le rilevanze naturalistiche.

Camminare nella piana è uno spettacolo già di per sè, ma farlo insieme ad una guida locale che vi possa accompagnare in lungo e in largo per la piana è un’altra cosa.