Costruito dal Cai Milano nel 1954 il rifugio Zamboni-Zappa si compone di due edifici ed una splendida terrazza affacciata sulla parete est del Monterosa.
Il rifugio si trova nella conca dell’alpe Pedriola che fu un importante alpeggio molto sfruttato al tempo di quando si inalpavano le montagne durante le estati con bovini, capre e pecore.
La conca è una splendida distesa verde di pascoli protetti da un cordone morenico al cospetto della grande parete est del Monterosa.
COME RAGGIUNGERE IL RIFUGIO ZAMBONI-ZAPPA:
Dal parcheggio della seggiovia di Pecetto, ultima frazione di Macugnaga, che porta al bordo del ghiacciaio del Belvedere, s’imbocca la pista che sale prima al guado del torrente Anza, che nasce proprio dal fronte del ghiacciaio e poi conduce ai Burki, nonchè all’arrivo del primo tratto di seggiovia.
A sinistra dell’impianto di risalita il sentiero sale un poco più ripido con alcuni tornanti e ripide curve sotto la seggiovia del secondo tratto di risalita.
Si cammina fra larici, mirtilli e rododendri su tracciato ben marcato.
Si sbuca così nei pressi del rifugio custodito e gestito dal Cai Saronno che non si attraversa direttamente perchè il sentiero volge subito a destra per riprendere la ripida salita fino al pianoro d’arrivo anche del secondo tratto di seggiovia.
Dopo un breve ristoro nelle strutture presenti ecco il tratto più bello dell’itinerario.
Si scende poco per entrare nella morena del ghiacciaio del Belvedere per attraversarlo seguendo delle paline posizionate ogni anno a causa dei continui mutamenti geomorfologici della superficie del ghiacciaio.
Giunti sul crinale erboso dall’altra parte del ghiacciaio si volge a destra sempre su sentiero molto marcato che taglia in diagonale i saliceti nani che crescono sugli omogenei versanti morenici fino alla conca dell’alpe Pedriola e quindi al rifugio per una buona polenta fumante che a volte capita di sentirne il profumo fin dal ghiacciaio.
Ci sono tante varianti a questo tracciato che vanno dal prendere la seggiovia fino al Belvedere per compiere poi i restanti 45 minuti di camminata in relax, oppure (consigliato) i tour ad anello che toccano gli alpeggi di Rosareccio e i suoi Piani Alti custodi dei resti di una vecchia funivia, oppure dagli alpeggi abbandonati di Fillar.
Sicuramente se è la prima volta affidarsi ad una guida locale è la miglior decisione per cogliere al massimo lo splendore di questi posti, dalla cultura, all’ambiente alla sicurezza nel fare le cose per bene e con criterio.